Evoluzione ad AdWorld Experience 2020

Il 15 e 16 ottobre si è tenuta a Bologna AdWorld Experience 2020, una delle più importanti conferenze internazionali dedicate al PPC. Un’edizione sicuramente “particolare”, caratterizzata da una ridotta partecipazione in presenza e da una conseguente riduzione delle sale disponibili. Non è tuttavia venuto meno l’entusiasmo, anche da parte dei partecipanti da remoto, per i numerosi talk da parte di esperti sia italiani che internazionali su specifici aspetti dell’advertising digitale. I nostri PPC Specialist Mara Cavalleri e Antonello Lopizzo erano presenti allo Zanhotel di Bologna per questa due-giorni: ecco alcuni highlights dei vari interventi a cui hanno assistito.

Seminario: Google Tag Manager & PPC – Matteo Zambon

Chiunque lavori nel digitale ha quantomeno sentito parlare di Google Tag Manager e se ha fatto qualche approfondimento sul web, non può non essersi imbattuto nell’inimitabile, impareggiabile, bordeaux-centrico Matteo Zambon, fondatore di Tag Manager Italia e ideatore del Progetto Andromeda. Il suo seminario, cui ha fatto seguito un case study, ha offerto una visione molto ampia su una serie di aspetti, dal tracciamento degli eventi su un sito ai cookie, che un advertiser dovrebbe considerare, soprattutto se vuole “andare più in là” rispetto al proprio ruolo e operare ai fini della CRO.
Rimanendo nell’ambito dei tecnicismi, Matteo ha voluto subito (e giustamente) metterci in allerta rispetto al Cookiegeddon, ovvero la già attuale e progressiva evoluzione dei browser che mirano a bloccare o quantomeno limitare i cookie di terze parti, come il pixel di Facebook. Attenzione dunque PPC specialist: possiamo essere bravissimi a installare il pixel e i suoi eventi tramite GTM in modo quasi sartoriale, ma che succede se a monte ci troviamo sempre più nell’incapacità di ottenere dati? La risposta è: bye bye cioccolatosi cookie e benvenuto server-side tagging, già disponibile naturalmente con GTM. Grazie Matteo per averci mostrato la via, non arriveremo impreparati!
Tra le novità di cui si è discusso il 15 ottobre c’è sicuramente il nuovo Google Analytics 4, ex Web+App, finalmente uscito dalla beta: abbiamo avidamente preso appunti su come funzionano gli stream, le nuove metriche (engaged session, engaged time) e quelle finite nel cestino (ciao ciao bounce rate, non ci mancherai!), il tracking delle conversioni e la prima funzione predittiva messa a disposizione gratuitamente da Google in Analytics. Potremmo dilungarci ancora su questo talk, ma una cosa è certa: GTM, Analytics e le dinamiche che ruotano attorno ad essi devono far parte del know-how di un buon PPC specialist.

Case Study: Google Shopping Comparativo – Fabio Antichi

Uno dei migliori speaker dell’Adworld Experience 2020 è stato senza dubbio Fabio Antichi, premiato tra i migliori case study di questa edizione. L’argomento trattato è quello dei CSS di Google Shopping, i servizi di shopping comparativo dei quali abbiamo già parlato in un articolo del nostro blog. Anche Fabio, come noi di Evoluzione, si è imbattuto in annunci shopping che, al posto del consueto “da Google” sotto la scheda in SERP, presentavano altri nomi quali Product Hero, Shoptail, Trovaprezzi, Kelkoo e molti altri. Incuriosito da questi CSS e dal famoso 20% di risparmio su Shopping Ads promesso da tali servizi, Fabio ha realizzato Minorprezzo.info, un CSS aperto e gratuito per permettere a tutti di concorrere alle aste usufruendo dei vantaggi dei comparatori. Non ci sono solo vantaggi di prezzo, si possono infatti sfruttare i CSS per condurre campagne in parallelo senza alzare i CPC, far coesistere shopping standard e smart, gestire feed diversi e testare soluzioni innovative.

Case Study: Manage more accounts in less time – Nils Rooijmans

Come egli stesso si definisce, Nils Rooijmans è un evangelist, per non dire addirittura fanatic, degli Scripts di Google Ads. Il talk tenutosi il 16 ottobre nella sezione dedicata all’International Market è sostanzialmente un’ode agli Script di Google Ads: si tratta di stringhe di codice javascript da inserire in un singolo account Google Ads (o a livello di MCC) che permettono di automatizzare determinate attività ripetitive e time-consuming. Non solo: grazie agli Script possiamo impostare alert su situazioni specifiche (ad esempio, quando un annuncio testuale punta su una pagina con errore 404) oppure gestire bid e budget (un script molto smart è quello che permette di mettere in pausa una campagna una volta raggiunta una certa soglia di overspending). E questa è solo la punta dell’iceberg. La morale di questo talk è riassunta dalle parole di Rooijmans stesso: work on the business instead of in the business. Più tempo risparmiamo (secondo i suoi esperimenti, fino al 40% del monte ore) su noiose attività di controllo e gestione degli account, più possiamo concentrarci sulla strategia e, perché no, migliorare il work-life balance.

Case Study: Segmenti personalizzati per migliorare il CPA – Valerio Celletti e Max Pavesio

Il case study vincitore del primo premio è stato presentato da Valerio Celletti e Max Pavesio, dell’agenzia Loop. Si tratta di un’analisi completa del caso di una concessionaria romana che mostra interessanti spunti per affrontare la saturazione e l’elevata competizione delle ads nell’automotive. A volte bastano obiettivi chiari e poche semplici mosse per migliorare il rendimento Google Ads. Tra gli spunti interessanti di questo case study troviamo l’utilizzo di WhatConverts per il tracking di telefonate e form dalle varie fonti di traffico e monitorare il funnel con elevata precisione. A questo si aggiungono gli A/B testing effettuati con Unbounce per incrementare il tasso di conversione sulle landing page. Infine, le campagne sulla rete display vengono rese più efficaci ed efficienti grazie ai segmenti personalizzati per intenzione, utilizzando keyword e URL di siti della concorrenza o specializzati in vendita di auto usate. 

Case Study: Instagram Stories e DM per la lead generation – Michael Vittori

L’ha detto sin da subito: Michael Vittori non ama le storie di Instagram. Tuttavia, da ottimo conoscitore di Facebook Ads, sa perfettamente che ciò che conta nelle Ads sono le performance supportate dai dati. In questo talk ha riportato due casi molto simili tra loro, in cui le storie si sono dimostrate il posizionamento più efficace per far sì che utenti vecchi e nuovi iniziassero delle conversazioni su Messenger oppure sui Direct Messages di Instagram, al fine di ottenere nuovi contatti (ovvero clienti). Siamo d’accordo che le storie sono un formato molto caratteristico, non solo per la dimensione dell’immagine o del video, ma anche perché riflettono una certa spontaneità da parte dell’utente, quindi tra le best practices c’è sicuramente quello di inserire creatività UGC. Lato adv, può dunque essere utile isolare questo posizionamento per avere più controllo sul budget (e quindi sui volumi) invece che soffocarlo nei posizionamenti automatici.

Case Study: The Power of Neuromarketing: a Landing Page Case Study – Tim Ash

Spesso noi marketer ci arrovelliamo il cervello su domande come: ma se imposto il target combinando i segmenti X, Y e Z otterrò una precisione tale da ottenere la conversione al minor costo possibile? E se invece è solo una questione di creatività? Se scrivo invece il testo in questo modo, che succede?
Di rado ci soffermiamo a pensare attentamente a come ragiona il nostro target. E se la risposta a queste domande fosse invece molto più semplice si trovasse tra le righe di pochi basilari processi che il cervello umano compie dall’alba dei tempi? Conoscerli può essere un grande vantaggio, per giunta a bassissimo costo, per le nostre attività di marketing. Per esempio: quante opzioni di acquisto di un servizio è meglio inserire in una landing page? In che ordine? Con quale font? Con quale disposizione? Come ci ha illustrato Tim Ash, nel fare questi ragionamenti dobbiamo tenere presente che dietro le azioni di ciascuno di noi ci sono dei meccanismi ben oliati sotto una prospettiva evoluzionistica. Il nostro cervello non ama fare scelte complesse, non ama la perdita, ama ciò che è chiaro e definito, possibilmente “senza dolore” (già: il nostro cervello elabora le informazioni sui prezzi nello stesso modo con cui fa esperienza del dolore fisico!). Interessante vero? Forse la prossima volta ci penseremo due volte prima di inserire su una landing simboli come € oppure $ in modo troppo evidente!

Case Study: Massimizzare il ROI di Amazon Ads nel largo consumo – Ale Agostini

Per non farci mancare niente, abbiamo deciso di approfondire anche Amazon Ads con il case study di Ale Agostini di AvantGrade. Il mondo Amazon ha un peso notevole nelle abitudini dei consumatori italiani e internazionali. Per questo diventa fondamentale conoscere le sue dinamiche e le possibilità offerte dalla pubblicità della piattaforma. Gli annunci sponsored products sono quelli con il ROAS medio migliore grazie anche alla grande visibilità e alle interazioni che riescono a generare. Gli annunci sponsored brand permettono di dare risalto ai Bestseller e al proprio Amazon Store. Gli annunci sponsored display offrono opzioni di targeting interessanti e possibilità di presidiare anche le schede prodotto dei competitor. La peculiarità di questo case study è stata la presentazione di un esempio di lancio di prodotto innovativo su Amazon. La pubblicità iniziale ha ottenuto risultati molto modesti, per scarsa conoscenza del prodotto, ma le cose sono cambiate nel momento in cui ad Amazon Ads è stata affiancata attività sui social, dimostrando ancora una volta quanto una strategia multi-channel sia indispensabile per competere nel mercato odierno.

Nonostante le “barriere” imposte dalle normative anticovid, i nostri specialist hanno comunque potuto fare networking con colleghi e speaker, arricchendo ulteriormente l’esperienza delle conferenza nella sua interezza. L’augurio è che l’anno prossimo si possa replicare AdWorld Experience!

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